TERAMO – La presentazione, da parte di Gianluca Pomante, della risoluzione contro l’insegnamento della teoria gender nelle scuole come ordine del giorno del Consiglio comunale ha diviso la maggioranza e non solo: i Fratelli d’Italia voteranno contro la risoluzione presentata da Pomante, mentre Guido Campana e Angelo Puglia si asterranno dalla votazione. Tra critiche e dissensi il punto presentato da Pomante genera la polemica della consigliera di parità Anna Pompili e di Lucia Verticelli che in una lettera aperta puntano il dito contro la risoluzione. “Non bastava – si legge una nota di Anna Pompili e Lucia Verticelli – l’approvazione da parte della Regione di disposizioni in merito alla fantomatica teoria del gender, “teoria del genere”, o gender theory, oggi sulla bocca di tutti. No, era necessario trattare l’argomento anche in seno al consiglio comunale teramano contro una sua eventuale introduzione nelle scuole. La Convenzione di Instabul – hanno continuato le consigliere Pompili e Verticelli – tanto tirata in ballo, conviene soltanto, come si può leggere all’articolo 14, dedicato all’educazione, sulla necessità di “includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all’integrità personale, appropriati al livello cognitivo degli allievi”. Le scuole devono essere luoghi sicuri, devono combattere gli atteggiamenti discriminatori, creare comunità accoglienti, costruire una società inclusiva e permettere l’Educazione per Tutti.” “Queste campagne sulla teoria gender – hanno sottolineato Anna Pompili e Lucia Verticelli – non fanno altro che opporsi al lavoro voluto dal Consiglio d’Europa attraverso la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013 -2015)”. I più colpiti sono proprio i giovani e le ragazze, che vedono, di fatto, relegati in una condizione di esclusione sociale gay, lesbiche e transessuali. E’ inutile distinguere tra promozione della teoria gender (che non esiste!) e il “sacrosanto” diritto di lottare contro le discriminazioni. L’uno esclude l’altro”. “Lo stesso Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca – hanno concluso Anna Pompili e Lucia Verticelli – con un protocollo datato al 15 settembre 2015, ha ribadito che “tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né ideologie gender né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo”. Quindi di cosa stiamo parlando? Sempre il Miur, nello stesso documento, ricorda che tra le forme di discriminazione sono comprese non solo la misoginia, l’islamofobia e la cristianofobia, ma “tutte le forme di pregiudizio circa l’orientamento sessuale e di genere”: contro queste ed altre forme di istigazione all’odio è attivo un progetto internazionale avviato nel 2012".
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